Ruđer Bošković in serbo
Ruggero Giuseppe Boscovich fu un dalmata nato a Ragusa nel 1711 da padre serbo e madre italiana
Naturalmente è stato rubato dai croati perchè "Croati pigliatutto" è lo slogan più appropriato anche se non sono parole nostre bensì di Giacomo Scotti
E dopo le amebe vennero i Croati…
GIACOMO SCOTTI – LINEAMENTI DI UN GENOCIDIO CULTURALE
I fascisti croati minacciano di morte lo scrittore Giacomo Scotti
I Boskovics erano una nobile famiglia serba la cui origine era dell’Erzegovina orientale – Orahov Do vicino a Trebinje. Da questa zona, alla fine del XVIII secolo, Nikola Bošković si trasferì a Dubrovnik per commerciare. Durante il commercio, Nikola Bošković era anche interessato alla storia dei serbi, così è stata scritta la sua opera Relazione dei Monasteri della Provincia di Rassia.
Ci sono due personalità importanti nella famiglia Boskovic: Bozo Boskovic e Rudjer Boskovic. Božo Bošković era un rispettabile e ricco commerciante. Ha lasciato 10.000 fiorini al comune di Dubrovnik per l’istruzione dei bambini abbandonati “indipendentemente dalla religione”.
Nella famiglia spicca Ruđer Bošković, matematico, fisico, astronomo, diplomatico e poeta di fama mondiale.
Quando i Bošković ottennero davvero la nobiltà, non è stato determinato esattamente, molto probabilmente l’hanno ottenuta come Pokrajčić nel 1595, e anche prima, e che su questa base la famiglia Bošković ha ricevuto la nobiltà e lo stemma il 15 aprile 1718. Non è noto a quale Boskovic si riferiscano queste informazioni e se si riferiscano a questa famiglia Boskovic.
Un ramo della famiglia Boskovic, si diresse a nord, attraverso Valjevo fino a Srem, dove spicca Jovan Boskovic filologo, professore, redattore di Matica Srpska e ministro dell’Istruzione nel governo di Jovan Avakumović.
Come se non bastasse, Tuđman volle mettere le mani anche su Ruggero Giuseppe Boscovich, raguseo, figlio di padre erzegovese e di madre oriunda bergamasca – Bettera – lo scienziato gesuita vissuto in Italia fin dai tredici anni di età. Scrisse le sue opere soltanto in italiano e in francese, personalmente polemizzò con chi voleva cambiargli nome e cognome, ma ciononostante Tuđman voleva che il monumento dello scienziato a Milano lo indicasse con nome e cognome scritti con la grafia croata: Rudjer Bošković. Il governo italiano quella volta disse di no e la visita ufficiale del “Vrhovnik” in Italia sfumò. Giacomo Scotti, Croati pigliatutto
GIACOMO SCOTTI – LINEAMENTI DI UN GENOCIDIO CULTURALE
E dopo le amebe vennero i Croati…
I croati hanno speso tanti denari per regalare una statua di Boskovic’ a Milano, ma non hanno potuto scriverci sopra “croato”. Il nazionalismo porta solo guerra, sempre e ovunque; però viene detto a tutti i giornali che Boscovich è croato et voilà, il gioco è fatto! Già c’erano riusciti a Troia con un certo cavallo
Nel palmares dei «croati» finisce un buon numero di dalmati, in particolare di ragusei. Ragusa è una delle città più di confine: comune italiano vissuto in concorrenza con Venezia (che la occupa fra XIII e XIV secolo, plasmandone le istituzioni), Ragusa è considerata la “Quinta repubblica marinara”. Tuttavia è oggettivamente una città dalle molte identità, in cui convive l’elemento italiano (peraltro, un italiano non veneziano, proprio per la rivalità con la Serenissima) della classe dirigente con quelli slavi (croato, serbo, bosniacco, montenegrino) e balcanico in genere (morlacco, valacco, greco, armeno e albanese). Alla fine del 1500 e poi nel secolo successivo Ragusa subisce due devastanti terremoti. La città non si riprese mai più da questi due colpi e lentamente l’elemento italiano venne soverchiato da quello slavo, nonostante la perfetta convivenza dei due. Quando Napoleone pone fine alla vita millenaria della repubblica marinara, fra 1804 e 1806, a Ragusa l’italiano è ancora la lingua ufficiale, anche se gran parte della popolazione parla comunemente le lingue slave.
Figli di questa città di confine, moltissimi ragusei possono essere considerati tanto italiani quanto slavi. E fra questi il più celebre è senz’altro l’astronomo e matematico Ruggero Boscovich (1711-1787) nato a Ragusa da madre italiana e padre serbo, a 14 anni si trasferì in Italia. Boscovich, che fu un prete cattolico, è uno dei più grandi intellettuali del suo tempo: matematico, astronomo, uomo di fede e di scienza. Era senz’altro bilingue (parlava anche in serbocroato, ma in famiglia prediligeva l’italiano), scrisse la gran parte delle sue opere scientifiche in latino – lingua della scienza d’allora – ma anche in italiano e in francese. Nella sua corrispondenza con Voltaire, il filosofo gli scriveva in italiano. Fece parte dell’Accademia dei Quaranta, altrimenti detta Società Italiana. E’ interessante che anche i serbi considerano Boscovich come un “loro” scienziato, poiché suo padre era di origine serba. Boscovich preferiva definirsi “dalmata”, rivendicando dunque un’origine regionale più che nazionale (un atteggiamento dunque molto… italiano!). Va altresì notato che dei suoi cinque fratelli, due – Anna e Pietro – furono buoni poeti slavi, mentre un altro – Bartolomeo – fu studioso e poeta, ma di lingua italiana.
Ruđer Bošković – Ruggero Boscovich
Ruggero Boscovich in Balkan crew
I croati di Milano hanno tentato il colpo basso di farlo passare per croato, ma le bugie hanno le gambe corte
C'è una prova inconfutabile del fatto che a Dubrovnik non si sentono croati, ma dalmati poichè esiste un giornale chiamato "Il Dalmata" che striglia la comunità croata di Milano per alcune frasi non corrette anche riguardo a Marino Darsa. Purtroppo questa pagina non consente i PDF per cui dovete cercare voi "Il Dalmata"num.94 pag.12. Articolo di Franco Luxardo
"L’ennesima provocazione dei tifosi di calcio, nella fattispecie dei tifosi della Dinamo di Zagabria che lo scorso 14 settembre a Milano, oltre a provocare incidenti e risse, hanno compiuto un gesto deplorevole di apologia dell’ideologia ustascia e nazista, alzando il braccio destro, rievocando così l’epoca di Adolf Hitler, Benito Mussolini e Ante Pavelić. L'Unione dei combattenti antifascisti e degli antifascisti della Croazia (SABA RH) ha a più riprese protestato contro tali incidenti provocati dai tifosi che glorificano non solo lo Stato indipendente di Croazia, ma anche tutti i mali accaduti durante il periodo del terrore ustascia. È evidente che i giovani tifosi della Dinamo si comportano in linea con l’attuale clima generale in patria, ossia con la tacita approvazione dei saluti, dei simboli e degli slogan ustascia. Lo dimostra chiaramente anche l’atteggiamento neutro assunto non solo dai mezzi di informazione, ma anche dai funzionari e dalle autorità competenti croate nei confronti del recente episodio accaduto a Milano.
Chiediamoci: perché Jasenko Mesić, ambasciatore della Repubblica di Croazia a Roma, e Stjepan Ribić, console generale della Repubblica di Croazia a Milano, non hanno reagito all’episodio a cui si è assistito a Milano? Cosa ha fatto Gordan Grlić Radman, ministro degli Affari Esteri ed Europei della Repubblica di Croazia? Non si sono fatti sentire né il capo del governo croato né il presidente del parlamento croato. Ci sembra superfluo sottolineare che l’incidente in questione, pur essendo accaduto a Milano, è un attacco diretto alla Costituzione della Repubblica di Croazia.
La marcia su Milano dei tifosi della Dinamo di Zagabria
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